11. Cosa si deve fare in caso di siccità e desertificazione?

In caso di siccità e desertificazione, le autorità predispongono le prime misure per preservare, in primo luogo, la risorsa idrica (sensibilizzando i consumatori d’acqua, informando la popolazione, adottando prime restrizioni ai consumi). Se la situazione peggiora, possono essere predisposte misure maggiormente restrittive.

Quindi, consapevolezza, educazione e formazione della popolazione devono essere percorsi da intraprendere in caso di rischi derivanti da siccità e desertificazione.

Consapevolezza dei rischi e protezione dell’ambiente possono essere declinati attraverso esempi concreti a diversa scala (comune, dipartimento e regione):

  • Comunicazioni alla popolazione,
  • Organizzazione di conferenza, carovane della conoscenza, proiezione di video, messaggi testuali, esposizioni, programmi TV, radio ecc.

L’educazione e la formazione preventiva rispetto ai rischi della siccità e della desertificazione (impatti dei cambiamenti climatici) hanno portato alla costruzione di una vera e propria cultura del rischio nelle famiglie e in altri settori della società civile quali l’educazione di stato.

L’educazione statale ha il ruolo di informare e sensibilizzare il pubblico riguardo ai problemi della desertificazione e della siccità, in particolare inserendo l’educazione ecologica ed ambientale nei programmi di studio delle scuole primarie e secondarie. Questo permette di:

  • Conoscere l’ambiente nel quale si vive;
  • Conoscerne la vulnerabilità;
  • Capire le interazioni fra l’uomo ed il suo ambiente ed i rischi a cui sono soggette certe attività umane
  • Imparare il corretto modo di reagire in caso di allarme, insegnare ai bambini come prendersi cura di se stessi e degli altri sviluppando comportamenti di adattamento responsabili ed indipendenti.

Cosa permetterà ai consiglieri locali di sviluppare un piano di salvaguardia della popolazione dai rischi?

Attraverso lo sviluppo di una cultura del rischio, un esperimento pilota sui rischi connessi ai cambiamenti climatici nelle regioni aride è stato condotto dal Center for Scientific and Technical Research on Arid Regions CRSTRA. Il libro, frutto di tale esperienza, con il contributo dei bambini, è stato tradotto in tre lingue, con un link diretto alla pagina web del BeSafeNet.

Tra i comportamenti che le popolazioni devono assumere per contrastare queste piaghe, una corretta informazione sul clima costituisce un’importante risorsa per contrastare gli effetti negativi della siccità e della desertificazione. Il limitato accesso all’informazione è un costante ostacolo alla capacità di adattamento della popolazione e dei decisori politici.

Occorre motivare le popolazioni delle zone rurali ed il pubblico a fare attenzione ai bollettini meteorologici in TV e radio per la gestione delle loro attività (agricole, trasferimenti ecc.)

Occorre migliorare i sistemi di allarme rispetto a siccità e desertificazione (tempeste di sabbia) distribuendo bollettini d’allarme ai vari uffici competenti del paese al fine di intraprendere corrette misure in caso di rischi imminenti a strade e ad altre infrastrutture (scuole, ospedali ecc.).

Costruire efficienza

Siccità, desertificazione e cambiamenti climatici non tengono in considerazione i confini politici. La cooperazione regionale ha, pertanto, un enorme importanza nello sviluppo di programmi regionali di comune gestione delle risorse idriche e di lotta alla propagazione di malattie causate dai cambiamenti climatici e dalle tempeste di sabbia. I sistemi di adattamento o di riduzione del rischio sono talmente complessi da non poter essere intrapresi da un solo paese, bensì occorre una cooperazione a livello regionale. La gestione di queste piaghe, così come lo sfruttamento delle risorse idriche è la gestione di fiumi transnazionali, richiedono approcci regionali e sovranazionali.

E’ necessario rafforzare le capacità di ognuno attraverso lo sviluppo di reti di relazioni che consentano la condivisione di conoscenze rispetto all’adattamento, alle misure di lotta alla desertificazione ed osservatori locali e regionali.

Devono essere creati programmi di supporto all’agricoltura per la predisposizione dei terreni incolti al pascolo, per il sostegno al trasporto dei mangimi, per il pagamento dei contributi assicurativi, per il pagamento anticipato delle misure di assistenza ad animali e coltivazioni e per la mobilizzazione delle riserve di cereali donati da altri paesi (come ad esempio l’Unione Europea e altri) per il sostentamento degli animali.

Altri settori quali il turismo (la scarsa disponibilità d’acqua di alcuni corsi d’acqua utilizzati come luoghi di sport) e l’energia soffrono la carenza d’acqua (per far funzionare gli impianti nucleari). Questa situazione ha obbligato l’EDF a ridurre la potenza degli impianti nucleari.

In caso di rischio, ogni cittadino deve saper mostrare una buona educazione ambientale, adottando comportamenti che possano impedire conseguenze disastrose. Parallelamente, si devono implementare misure di controllo e di salvaguardia degli ecosistemi e dell’ambiente, insieme ad una maggiore informazione ed educazione ambientale e ad un processo di standardizzazione degli studi sugli impatti.

E’ necessario comprendere bene che la gestione delle conseguenze derivanti da tali rischi ha a che fare con tutte le componenti della nostra società: lo Stato, i cittadini, gli attori economici, gli insegnanti, i ricercatori; tutti sono responsabili, ognuno al suo livello.

Inoltre, affinché la gestione ambientale sia efficace, essa deve avvenire con la collaborazione di tutte le categorie della società: tra dipartimenti del governo, tra organizzazioni professionali, tra collettività territoriali, tra la popolazione e tra i partner stranieri.

Infine, lo Stato deve essere fermo nel definire leggi e regole ambientali da applicare, nel verificarne l’applicazione, nel portarne a vanti l’implementazione, garantendo la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente ed avendo una visione possibile e sostenibile dell’evoluzione delle aree a rischio.

Dimensione internazionale dell’ambiente

Al di la dei nostri confini, e nell’epoca della globalizzazione, si impone una dimensione internazionale del problema. La persistenza e l’amplificazione della siccità, della desertificazione e di cambiamenti climatici pongono una vera sfida a tutti i paesi e li costringono ad un’azione di contrasto a livello globale.

Questo è il motivo per cui i paesi colpiti da queste piaghe si sono impegnati in collaborazioni internazionali ed hanno ratificato circa trenta convenzioni ambientali. Le più importanti sono la “Convention to Combat Desertification”, la “Convention on biological diversity”, la “Convention on climate changes”, la “Convention on the international business of species of fauna and savages threatened flora”, la “International convention on wetlands”, il “Protocol of Montreal on the ozone layer” e la “Convention of Rotterdam on the persistent organic pollutants” (si veda http://www.un.org/events/rio92/agenda21/action12.htm).

Il successo di questi accordi risiede nel loro utilizzo sinergico.

A causa della sua natura complessa, la desertificazione è un fenomeno che racchiude in sé diversi fattori biofisici e socio-economici che interagiscono fra loro in modo graduale.

L’esperienza dimostra come l’intervento umano possa modificare positivamente o negativamente il processo di desertificazione attraverso i sistemi di produzione agricola, la pianificazione urbana e lo sfruttamento delle risorse naturali.

What can encourage local and national representatives to implement citizen safety plans in cases of risk?

Through the development of a risk culture, a pilot educational experiment on the risks of climate change in arid regions has been conducted by the Centre for Scientific and Technical Research on Arid Regions CRSTRA in Biskra, Algeria, in collaboration with the Green Club of the local secondary school. The book developed as part of this project with contributions from the children involved has been translated into three languages with a direct link to the Be Safe Net website.
To inculcate attitudes in the population that can mitigate these threats, the competent services (agriculture, forestry, civil protection, public safety, etc.) provide climate information, which constitutes an important resource to combat the negative effects of drought and desertification. Limited access to information is a constant obstacle to ensuring that appropriate measures are taken and that citizens and decision-makers can adapt their behaviour accordingly.

Citizens from rural areas and the general public must be encouraged to follow the weather forecast on television or on the radio in order to better manage their activities (farming activities, travel plans, etc.).

It is necessary to enhance early warning systems for drought and desertification (for instance, the occurrence of sandstorms), with news announcements by the competent authorities in the countries concerned, so that appropriate measures can be taken where there is a risk of damage to roads or other infrastructure (schools, hospitals, etc.).

Capacity building

Drought, desertification and other impacts of climate change do not take account of national borders. There is therefore a need for joint answers to these problems at the regional level. Regional co-operation has an enormous potential in developing regional programmes for the common management of water resources and in fighting against the propagation of diseases caused by climate change and sandstorms. The efforts required to implement adaptation measures and minimise risks are so extensive that no country alone can carry the burden. Regional co-operation can also increase coherence. These threats (such as Acrididae) know no borders, and water table exploitation as well as technical installations and management in the case of cross-border rivers require supranational and regional approaches.

Human resources must be reinforced by developing networks which will allow the various institutions to share information on adaptation research, measures for combating drought and desertification and the findings of local and regional desertification observatories.

Agricultural support programmes must be put in place to allow grazing ground to lie fallow, and special aids must be foreseen for the transportation of animal feed. Programmes must also ensure the payment of national insurance contributions, the advance payment of agricultural and farming subsidies or the use of cereal reserves supplied by donors (European Union and others) to supplement animal feed. 

Other sectors suffer from a lack of water, such as tourism (the reduced flow of certain waterways restricts their use for leisure or sports activities) and energy (as nuclear power plants need water to function). This situation has, for example, pushed EDF to reduce the output of its nuclear power plants.

When the risk of drought is high, all citizens must show good environmental citizenship by adopting the attitudes and good practices summarised in the sections above on prevention and precaution, which recommend a series of actions in order to prevent the serious consequences of such disasters in future. This can be assisted by implementing monitoring measures, safeguarding ecosystems and the environment, and stepping up environmental education, information campaigns and impact studies.

It must be borne in mind that successfully managing the environmental impact of drought and desertification depends on all segments of society: the state, citizens, economic actors, teachers, researchers and so on. Everyone should take responsibility and must be involved at their own level.

Moreover, in order to be effective, environmental management must be carried out in partnership with all segments of society, namely government ministries, local government, professional bodies, international partners and citizens.

Finally, the state must play a role in defining rules and laws on the environment and in ensuring their enforcement, following up on their implementation, guaranteeing the preservation and promotion of the environment, and ensuring a long-term and sustainable overview of any changes in areas at risk.

International dimension of environmental questions

Beyond national borders, in an era of globalisation, the international dimension of environmental questions calls for action. The persistence and scope of drought, desertification and other effects of climate change are challenges for all countries and must bring them together on a global scale.

This is why countries affected by these disasters are resolutely committed to international co-operation and have ratified about thirty conventions relating to the environment. The most important are the United Nations Convention to Combat Desertification, the Convention on Biological Diversity, the Convention on Climate Change, the Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora, the Convention on Wetlands, the Montreal Protocol on Substances that Deplete the Ozone Layer and the Stockholm Convention on Persistent Organic Pollutants (see http://www.un.org/events/rio92/agenda21/action12.htm).

The effectiveness of these treaties depends on their application by all parties. Desertification is a complex phenomenon since it combines several biophysical and socioeconomic factors which interact over time.
Experience shows that human intervention can have positive or negative effects on drought and desertification via agricultural production methods, urban planning and the use of natural resources. In order to counter desertification, all of these interdependent factors must be taken into consideration through a strategy founded on scientific tools and research programmes aimed at tackling the problems encountered on the ground.