6. I comportamenti umani possono influenzare le conseguenze dei maremoti?

Sì: mentre questi disastri naturali non possono essere evitati, i loro effetti (ovvero la perdita di vite umane e i danni alla proprietà) possono essere ridotti attraverso un’adeguata pianificazione territoriale.

Per fare questo, però, dobbiamo ben conoscere non solo la natura fisica del fenomeno e le sue dinamiche nelle varie aree geografiche, ma anche le combinazioni dei fattori fisici, sociali e culturali che caratterizzano ognuna di quelle stesse aree. Alcune di tali aree sono più vulnerabili ai maremoti di altre. Poiché i maremoti sono più frequenti nell’Oceano Pacifico, il maggior numero di esempi di gestione della pericolosità da maremoti si può trovare in tale area del mondo. Al di la di quanto remota possa essere la possibilità che si verifichi un maremoto, questa dovrebbe essere sempre considerata nella gestione delle aree costiere in sviluppo.

Anche se un certo grado di rischio può essere accettabile, le agenzie governative dovrebbero promuovere lo sviluppo e la crescita della popolazione in aree a maggior sicurezza ed a minore rischio potenziale. Tali agenzie dovrebbero regolamentare l’uso del suolo di una determinata area costiera avendo sempre presente il potenziale rischio maremoti, in particolare se l’area è stata già danneggiata da meremoti in passato. Deve essere evitata la distruzione della vegetazione naturale esistente che, come nel caso delle mangrovie, rappresenta una barriera naturale rispetto ai maremoti. La densificazione dell’edificato in zone a rischio può accrescere il rischio di danno.

I sistemi di allerta maremoti identificano terremoti potenzialmente pericolosi e forniscono un immediato allarme alle regioni che possono essere colpite dall’onda di maremoto. Il coordinamento dei sistemi di allerta globali è affidato all’Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC, http://www.ioc-tsunami.org) dell’UNESCO, col supporto del suo International Tsunami Information Centre. Sulla scorta della sua esperienza nel Pacifico, l’IOC sta attualmente realizzando sistemi di allerta maremoti nell’Oceano Indiano, nei Caraibi, nell’Atlantico e nel Mediterraneo.